Comune di Roma, sui Punti Verde anche gli appetiti dei “neri”
Le indagini della Finanza conoscevano già dal 2012 i rapporti tra concessionari legati alla destra
Nel corso della conferenza stampa di ieri l’assessore alla legalità Alfonso Sabella non si rendeva conto di come il punto verde della Torraccia dell’Ing. Moro, dal progetto iniziale di 5 milioni fosse finito per costarne 25 finanziati dalle banche e garantiti al 95% dal Campidoglio. Senza peraltro precisare l’esposizione in morosità delle società di Moro. Sabella poi precisava che, in origine, la concessione di Torraccia e Nomentano-San Basilio sequestrati a Moro, facevano capo all’ex segretario di Alemanno Antonio Lucarelli. Il quale in verità, alla fine degli anni 90, prima di assumere l’incarico a fianco di Alemanno, aveva ceduto per un certo periodo la concessione a Fanella, legato a Mokbel e assassinato da due estremisti neri nel maggio dello scorso anno. Poi sempre Sabella rivelava che responsabile dei lavori di quel Pvq era stato l’arch. Scarrozza marito di Lucia Mokbel sorella del più famoso finanziere nero Gennaro processato per l’affare Telecom Sparkle.
Probabilmente all’assessore era sfuggito, nella complessità magmatica delle carte sui Pvq, che la concessione del Pvq Parco Feronia, i cui lavori per 12 milioni giacciono abbandonati proprio di fianco alla sede di alcune coop di Buzzi, è intestata proprio alla stessa Lucia Mokbel che ottenne la suddetta concessione dallo stesso Buzzi che ne deteneva ancora il 5%, giusto per non farla decadere come prevede la delibera comunale. Ma per capire come i lavori possano quintuplicare i costi basta leggere cosa è successo a Feronia. Qui, sotto la responsabilità della stesso Scarrozza ci lavorava anche la Edilhouse, la società indirettamente detenuta da Andrea Munno, il quale senza mai apparire, ha realizzato il Pvq Kolbe, oggi ampiamente solvente grazie alla sub concessione delle palestre ed altre strutture alla Virgin, società per il benessere.
La Edilhouse peraltro aveva fatto lavorare anche alcune cooperative di Buzzi i cui dipendenti manifestarono il dicembre 2013 sotto l’assessorato all’ambiente di Estella Marino per non essere stati pagati da Munno ritenendo che i Pvq e i relativi lavori, fossero questione di competenza del Comune. Si riapriva così la questione dei Punti Verdi che sino allora era sfuggita alla attuale amministrazione con tutte le sue devastanti conseguenze finanziarie. Per capire come giravano i soldi basti una informativa della Guardia di Finanza dell’ottobre 2013 allegata agli atti di mafia capitale. Questa segnala che “sullo stesso conto (intestato alla Edilhouse), nel 2011 sono stati presentati e documentazione intestati alla Luoghi del tempo srl (la società di Lucia Mokbel ndr.) che in parte sono stati richiamati e protestati “. Si sviluppa così una contabilità in “dare” e “avere” dove in dare “si rilevano bonifici (alla madre di Munno) e addebito di assegni bancari, molti dei quali a favore di Lucia Mokbel.”
Una perizia di parte sui lavori di Feronia di cui scrivemmo, dimostrava che la Edilhouse aveva presentato fatture in alcuni casi per lavori mai eseguiti ed in altri con costi sicuramente gonfiati. Già da allora, e siamo agli inizi del 2012, le indagini delle fiamme gialle percorrevano le trame e le “connection” fra concessionari di Pvq in qualche modo legati alla destra. Sino a quando la Procura di Roma arrestò due imprenditori e alcuni funzionari del Comune nel dicembre del 2012 per il Pvq di Spinaceto, sulla scorta di una indagine del dott. Orano che non ebbe più seguito. Oggi è evidente che in un certo giro dei punti verdi tutti i concessionari, i costruttori e i direttori dei lavori si conoscevano e tutto si teneva nelle pieghe di una delle più grandi truffe che la Capitale abbia mai visto.
Sia detto per inciso che quando cominciammo a scrivere dei Pvq nella primavera del 2012 qualcuno ebbe anche la bella idea di minacciarci con lettera anonima recapitata il 26 aprile di quell’anno. La quale con finezza tutta malavitosa così recitava: “Longo Giuliano hai rotto il cazzo con i punti verdi – pensa ad altro stronzo – ti faccio un regalo adesso, poi ti trovo e ti sparo….” Se la minaccia, come riteniamo, proveniva da ambienti ‘neri’ ci hanno fatto almeno il favore di celebrare il 25 aprile in santa pace.
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