Punti Verde Qualità: operazione verità all'insegna della paura per il maxi debito
L'Assessore Sabella promuove un'operazione verità sulla gestione dei Punti Verde Qualità. La politica punta il dito contro i dirigenti capitolini, ma dimentica d'aver approvato tante delibere passate in aula. Intanto il Comune ha già perso 25 milioni e rischia di perderne 10 volte tanto
Fabio Grilli 13 Maggio 2015
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Il Comune rischia grosso. I numeri che questa mattina l’Assessore Sabella ed il responsabile dell'Ufficio di scopo Punti Verde Qualità hanno reso noto, durante una Commissione congiunta di Roma Capitale, fanno paura. Il Comune ha già dovuto pagare 25 milioni di euro, ma sono piu' di dieci volte tanto (260 milioni) i debiti accumulati nei confronti di una banca per un’operazione, come ha ricordato il Consigliere Athos De Luca, "nata con fini positivi per consentire la manutenzione del verde".
I PUNTI VERDE QUALITA' - Il meccanismo era semplice. Si offriva una concessione trentennale ad un soggetto privato, spesso con un capitale sociale di appena 10mila euro. A lui veniva deputata la gestione delle aree verdi, ma in compenso Roma Capitale si faceva garante presso due banche (BCC e Banco di Credito Sportivo) con fideiussioni pari al 95% dei mutui erogati. I soldi servivano per realizzare strutture, di ogni tipo, con le quali il privato rientrava delle spese affrontate per fare la manutenzione. “Sono venti anni che i cittadini avvertono dei rischi di questi Punti Verde”, a metà seduta ricorda un cittadino che prende la parola in una sala gremita di giornalisti e concessionari.
LA POLITICA PUNTA IL DITO - “Io sono rimasto senza parole nel vedere le foto di una meravigliosa sala slot di 1000 metri quadrati a Ponte di Nona” commenta a tal riguardo il Consigliere Ignazio Cozzoli. “Si trova vicino ad un asilo nido e ad una piscina” incalza il cittadino. Ma lo stupore di Cozzoli, è anche quello di molti altri Consiglieri presenti in sala. Alcuni chiedono la testa dei dirigenti, vogliono i nomi dei responsabili degli uffici capitolini che hanno portato il Comune a doversi esporre per cifre da capogiro. Gemma Azuni (Sel) è tra le più determinate a chiedere che i tecnici paghino il conto di un’ operazione che Sabella definisce “una truffa”. Tra le fila dell’opposizione Sveva Belviso (Altra Destra) chiede se “tra gli atti dirigenziali adottati in violazione della legge, compaiono quelli firmati da funzionari già sottoposti ad un’indagine o se c’è dell’altro”.
LA POLITICA PUNTA IL DITO - “Io sono rimasto senza parole nel vedere le foto di una meravigliosa sala slot di 1000 metri quadrati a Ponte di Nona” commenta a tal riguardo il Consigliere Ignazio Cozzoli. “Si trova vicino ad un asilo nido e ad una piscina” incalza il cittadino. Ma lo stupore di Cozzoli, è anche quello di molti altri Consiglieri presenti in sala. Alcuni chiedono la testa dei dirigenti, vogliono i nomi dei responsabili degli uffici capitolini che hanno portato il Comune a doversi esporre per cifre da capogiro. Gemma Azuni (Sel) è tra le più determinate a chiedere che i tecnici paghino il conto di un’ operazione che Sabella definisce “una truffa”. Tra le fila dell’opposizione Sveva Belviso (Altra Destra) chiede se “tra gli atti dirigenziali adottati in violazione della legge, compaiono quelli firmati da funzionari già sottoposti ad un’indagine o se c’è dell’altro”.
LA QUESTIONE DELLE REVOCHE - L’Assessore Sabella spiega che “da magistrato” ha avuto inizialmente la “tentazione di dare tutto alla Corte dei Conti e di procedere con le relative revoche”. Poi qualcosa gli ha fatto cambiare idea: “ho capito qual è il mio ruolo adesso, che è un po’ diverso, ed ho visto cos’è successo al PVQ Città del Rugby di Spinaceto dove, in attesa di ottenere la vigilanza, gli impianti realizzati sono stati depredati di tutto”. Belviso chiede anche “com’è stato possibile autorizzare il rilascio di fideiussioni senza deliberazione del Consiglio Comunale”. La risposta arriva direttamente dal “braccio destro” di Sabella, il dott. Serra. “I rilasci delle fideiussioni - le viene spiegato - sono stati autorizzati da specifiche delibere del Consiglio, dal 2005 al 2010”. Dunque, non certo all’insaputa dell’Assemblea Capitolina. Cosa fare adesso? Premesso che, come osserva l’Assessore, “le irregolarità sono presenti praticamente in tutte le concessioni rilasciate”, la convinzione generale sembra quella di non buttare il bambino con l’acqua sporca. Daniele Frongia (M5S) che come altri Consiglieri presenti chiede i nomi dei dirigenti che hanno firmato le determinazioni, avanza una proposta: “introduciamo alcuni parametri incontrovertibili, come il mutuo richiesto, la superficie verde manutenuta e la quota di autofinanziamento messa a disposizione” per operare una distinzione tra le varie concessioni in atto. Tra quelle virtuose e quelle che lo sono state meno.
LA GESTIONE DEL PRESENTE - A fronte di tante considerazioni, si preferisce comunque non voltare pagina, anche se Sabella ammette ancora una volta di averci inizialmente pensato. Ci saranno ancora Punti Verde, “ma lo spirito originario deve essere rispettato , le aree non devono essere soggette a vincoli e soprattutto il Comune non deve firmare nessun atto di fideiussione a favore dei concessionari”. E per gestire il presente? In attesa di un eventuale “delibera quadro” o di “linee programmatiche” che dalla giunta passino al vaglio dell’Assemblea Capitolina, ci sono altre cose da fare. Come provare a spacchettare le concessioni, “individuando le esigenze punto per punto. Potrebbe per esempio esservi un asilo nido tolto da un PVQ revocato – chiosa Sabella – da affidare al dipartimento scuola di un municipio. Oppure magari è possibile mettere singolarmente a bando una singola palestra”. Quel che è certo, è che ora occorre “la buona volontaà di tutti, anche dei concessionari” conclude l’Assessore. E forse non soltanto la loro.
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RESPONSABILITA' DELLA POLITICA E DELLA BUROCRAZIA - La seduta consiliare termina con l’intervento del dott. Serra. Vengono fugati molti dubbi. Innanzitutto è impensabile che un concessionario possa subentrare ad un altro, perché per farlo “è obbligato a subentrare in tutte le obbligazioni precedenti, accollandosi anche la parte che ha pagato l’amministrazione”. In sostanza, “per una concessione che valeva 8 milioni e durava 30 anni - si esemplifica ricorrendo ad un caso concreto - rischia di pagarne 12 per poterne disporre, poi, solo 14 anni”. Queste condizioni sono frutto di “deliberazioni predisposte dalla ragioneria generale. Oggi però, tutti gli uffici che hanno concorso a formare gli atti, ci sollevano obiezioni di tipo formale e ci dicono che non possiamo mettere a gara i singoli pezzi, perché nella convenzione che voi avete approvato in Consiglio Comunale – attacca Serra rivolgendosi ai politici presenti – c’è scritto che devo individuare il nuovo concessionario” con tutte le regole che abbiamo indicato. Come se ne esce? Secondo il responsabile dell’Ufficio di Scopo “Noi non siamo in grado di risolvere questo problema . Serve uno sforzo collettivo di tutti gli uffici dell’amministrazione, che si assumano collettivamente la responsabilità”. Viceversa, oltre ai debiti per Roma Capitale,per dirla con il Consigliere Athos de Luca (PD) “resteranno anche i ruderi che poi dovremo far abbattere”.
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