Punti Verde Qualità, i buoni e i cattivi secondo i Cinque Stelle
I rappresentanti del "Movimento" portano a Sabella la lista con l'indice di interesse pubblico per gli spazi verdi urbani
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Il Movimenteo5Stelle sui punti verdi qualità non molla soprattutto dopo che sono state revocate 11 concessioni da parte della direzione del dott. Serra. Un problema dei problemi per quelle aree attrezzate e valorizzate che in origine avevano lo scopo di offrire verde e possibilità di sport per i cittadini, ma che oggi appare, fra i tanti, un nodo irrisolvibile per l’amministrazione Marino. Tanto che anche l’assessore alla legalità Alfonso Sabella allarga le braccia impotente, e non è da lui.
Evidentemente la recente revoca di 11 concessioni vedrà numerosi ricorsi perché se è vero che molti concessionari sono morosi nella restituzione dei mutui alla Bcc (garantiti al 92% da fideiussione dal Comune), è anche vero che su quelle aree pubbliche sono state edificate strutture commerciali e, chi più chi meno, sono stati garantiti al pubblico spazi verdi agibili. Proprio su quest’ultimo aspetto il “Movimento” ha sottoposto a Sabella un elenco per distinguere i progetti di interesse pubblico «ovvero i progetti che prevedono la realizzazione e manutenzione di un’area verde pubblicamente fruibile dai cittadini – è scritto nel documento consegnato all’assessore – da quelli di interesse speculativo, ovvero quelli dove al posto del verde pubblico c’è cemento privato, fruibile dai cittadini soltanto a pagamento (ad esempio, sale slot, oppure ristoranti McDonald, oppure palestre Virgin).»
Nella tabella si fa un confronto tra «la superficie verde (che per il concessionario è un costo), le cubature costruite (che per il concessionario sono fonte di ricavi) e i costi sostenuti per costruire» talora gonfiati nel corso dei vari stati avanzamento lavori. Sulla base di queste variabili è stato elaborato un indicatore del “benessere sociale” di ciascun punto verde che a sua volta ne misura il relativo interesse pubblico. Senza addentrarci nei dettagli, il Movimento ravvisa dei paradossi come quello del Parco della Madonnetta (il cui concessionario ha ricevuto la lettera di revoca della concessione) e il PVQ Prati della Colombo che viene considerato un modello ideale.
I numeri dimostrerebbero il contrario perché il parco della Madonnetta ha una superficie verde tripla rispetto ai prati della Colombo, con tripli costi di manutenzione a carico del gestore in cambio di una struttura privata (ricavi provenienti dai campi sportivi e un ristorante) quasi equivalente. Non solo, ma anche la situazione debitoria è equivalente perché il debito residuo di entrambi è di poco superiore agli 8 milioni di euro. Insomma, anche in questo caso si dovrebbero distinguere i buoni dai cattivi, se non fosse che la situazione debitoria vale per tutti. Solo che per alcuni l’allungamento negoziato del debito potrebbe costituire la salvezza, per altri un tirare a campare sino alla prossima morosità. Senza parlare di quei Pvq che non sono mai stati completati come il Parco Feronia nel quale sono stati buttati 12 milioni.
Se è pur vero che anche questo problema è stato ereditato dalle precedenti amministrazioni, è anche vero che il problema era riemerso dopo le nebbie alemanniane subito dopo l’insediamento del nuovo sindaco acquisendo i contorni di un disastro superiore ai 200 milioni. Fu quasi un anno fa che il responsabile di scopo, dott. Serra, elaborò una articolata relazione che riteniamo, almeno in parte, ancora all’attenzione della Procura. Non sorprende quindi che la patata bollente sia stata scaricata all’assessore alla legalità per il quale (paradossalmente) risulta più facile aprire i varchi sul lungomare di Ostia e combattere l’illegalità, che affrontare questo problema incancrenitosi almeno da 2008. L’unica speranza è che si addivenga ad una soluzione “politica” fra gli istituti di credito ed il Comune garante, ma tutti gli illeciti, più volte denunciati da questo giornale, rimangono lì forse in attesa che scatti la salvifica prescrizione. A meno che anche la questione Pvq venga iscritta sotto l’etichetta di “mafia capitale”, causa prima di ogni nequizia amministrativa.
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