Punti verde qualità, il gran rifiuto
I dirigenti incaricati da un anno rifiutano di collaudare gli impianti
I dirigenti capitolini preposti si rifiutano di effettuare i collaudi ai Punti Verde Qualità. Da più di un anno. E senza queste certificazioni, il Comune può solo fare l’ennesimo punto della situazione, senza prendere i provvedimenti necessari: rimessa a bando delle aree, regolarizzazione delle posizioni migliorabili, acquisizione al patrimonio pubblico delle opere realizzate. È questo l’incredibile nodo che emerge dalla lunga relazione consegnata dal dirigente dell’ufficio di scopo sui PvQ, Giovanni Serra, al commissario capitolino Francesco Paolo Tronca. Una specie di sciopero bianco da parte dei membri delle varie commissioni di collaudo, che se continuasse rischierebbe di vanificare anche il lavoro della conferenza dei servizi interna varata da pochi giorni proprio da Tronca, su consiglio di Serra. Non siamo di fronte a una protesta o alla rivendicazione di qualche diritto, bensì di fronte alla classica regola non scritta dell’ «ad culum parandum», come la definiva l’ex assessore alla Legalità, Alfonso Sabella: nessuno vuole prendersi la responsabilità di firmare atti relativi ad impianti sui quali le irregolarità – nonché i reati contestati ad aggiudicatari e funzionari capitolini – sono molteplici e diffuse. Proprio il magistrato, il 16 febbraio scorso, aveva fatto approvare un atto che obbligava le commissioni a svolgere il loro lavoro per verificare se i 36 parchi attrezzati aperti, con relative strutture sportive (campi da calcio, piscine e palestre), sono sicuri e frequentabili dal pubblico. Qualcosa si era iniziato a muovere, seppur molto lentamente, poi dopo il cambio di amministrazione non se n’è fatto più nulla, come attesta la stessa relazione firmata da Giovanni Serra: «Occorre, pertanto, dare un ulteriore impulso, anche con una apposita direttiva», tuona il dirigente.
E ora? La conferenza dei servizi nominata da Tronca avrà molto lavoro da fare. «Veniamo da 15 anni di malagestio», ha affermato il Commissionario nel comunicato diffuso lunedì sera. L’intenzione, oltre all’effettuazione dei collaudi, è quella di acquisire le strutture al patrimonio pubblico e, ove possibile, riaffidarle attraverso lo strumento del diritto di superficie, altrimenti formulando un nuovo bando con procedura aperta. Poi c’è il nodo degli 11 punti verde decaduti a causa della morosità con le banche ritenuta ormai insanabile. Come nodo, il caos dei PvQ ha lasciato in eredità almeno 250 milioni di euro di fideiussioni che pesano sul groppone del Campidoglio, di cui almeno 121 milioni ritenuti inesigibili e la Ragioneria sta già provvedendo ad ammortizzare in Bilancio. Il problema è che molte di queste strutture potrebbero essere recuperabili attraverso piani di rientro e di ridiscussione dei mutui che il Comune pare non voler valutare. Un paradosso che sfratterebbe sì i «morosi», ma favorirebbe chi invece ha pagato il mutuo contravvenendo allo spirito della convenzione iniziale.
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